A Casalvecchio di Puglia, si parla l'Arbėrisht, ovvero la lingua Albanese nella versione pił arcaica: quella che si parlava in Albania molti secoli fa, intorno al 1400.
Questo perņ non ha impedito ai Casalvecchiesi, diasporati dall'Albania sin dal 15° secolo, di acquisire anche un dialetto italico, molto simile a quello degli altri paesi dell'Alta Daunia; e cosģ, anche con il loro "nuovo" dialetto, hanno dato voce con suoni italici, alle loro antiche tradizioni .
Per quanto riguarda la Pasqua, per esempio, la sera di Sabato santo cera la Messa di mezzanotte per la resurrezione: a mezzanotte si scioglievano le campane che erano state legate durante tutta la Passione. Questo era il segnale che dava inizio alla tradizione di andare a cantare le uova. Comitive di giovani e di adulti si riunivano e facevano il giro del paese per cantare il canto tradizionale delle uova davanti alle porte di parenti, amici e conoscenti. Le persone in casa aspettavano un po e dopo aprivano la porta e facevano entrare i cantori, li invitavano a bere e donavano loro alcune uova. Queste uova venivano poi usate per la Vėllamia del Lunedģ in Albis.
CLASSE IV-2008-09- CASALVECCHIO
Ed ecco il testo delle "Uova di Pasqua".
E' il canto intonato la notte di Sabato Santo per le vie del paese da gruppi di giovani e meno giovani che andavano porta a porta a chiedere le uova da utilizzare il Lunedģ di Pasquetta per il pranzo collettivo della Vėllamia o della Motrėma. In cambio offrivano le loro canzoni e la loro simpatia. Era un onore, per i paesani, essere visitati da questi gruppi ed era evento raro e infamante che i padroni di casa non aprissero la loro porta; infatti, si sa, per gli arbėresh "la casa č di Dio e dell'ospite".
L'ovė dė Pasquė
1-Boni e bonaserė e bonapasquė
Vė so vėnutė a candą li amici vostrė
Rapitė quisti portė e sti fėnestrė
Fagitėlė trajģ sti amici vostrė
2-Aggė saputė che ojiė č Sabbėtė Sandė
Dumanė matinė jč Pasquė a veramendė
E lovė vi magnatė tuttė quandė
Chi cottė chi arrustutė e a me niendė
3-E candė la sardellė ammiezzė o marė
E candė la canarijė ngoppa li spinė
E candė lu cardillė a la cajolė
Zė javėzė lu patronė e ēė da lovė
4-Mo zė javėzė lu patronė bellė bellė
E pė la stanzė n trovė li chianellė
Zė javėzė la patronė bona salutė
Pigliė lovė e ēė li proijė pė lu gavutė
5-Ji saccė che tu ha misė na juccatė
E tridėcė pucinė ha scuzzėlatė
E tutte tridėcė mo hann fėtatė
E dammė lovė pė fa-nė na frėttatė
6-Ji voglė lovė quandė nu varilė
Che quannė i rumbė jescė na cavėdarė
Vijatė u jallė che lha ngavėlacatė
Mezzė a stradė na botta fortė ēha tėratė
7-Ji voglė lovė da jallina nerė
Quellė chč vėnutė da Lucerė
Ji voglė lovė da jallina tupputė
Quellė che fa lovė indu gavutė
8-E nujė nė vulimmė tanda tandė
E quellė che ēė ditė simmė cundendė
Avastė ca ēė ditė settė o ottė
Pė cundandą sti quattė giuvėnottė
9-E nujė nu fagimmė pė prufittė
E questė je la usanzė dė lommėnė andichė
Si staserė nė trajimmė nd a sta casė
Rumanitė scrianzatė e senza nasė
10-Tu si Frangiskė e ijė so Frangeskė
Tu si lu vinė e ji so lu fiaskė
Tu si fuscellė e ji rėcotta freskė
Tu si Sabbėtė Sandė e ji so Pasquė
11-Ji tenghė na mugliera malamendė
E se stanottė nė regnė nu panarė
Staserė mė rumanė a la dijunė
E mė fa jģ a durmģ a la tandunė
12-E mmenė nė fagennė tanda mossė
E lascė quilli picculė e piglė i rossė
E mmenė nė fagennė tanda provė
Mittė a manė ndu canistrė e dammė lovė
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Questo perņ non ha impedito ai Casalvecchiesi, diasporati dall'Albania sin dal 15° secolo, di acquisire anche un dialetto italico, molto simile a quello degli altri paesi dell'Alta Daunia; e cosģ, anche con il loro "nuovo" dialetto, hanno dato voce con suoni italici, alle loro antiche tradizioni .
Per quanto riguarda la Pasqua, per esempio, la sera di Sabato santo cera la Messa di mezzanotte per la resurrezione: a mezzanotte si scioglievano le campane che erano state legate durante tutta la Passione. Questo era il segnale che dava inizio alla tradizione di andare a cantare le uova. Comitive di giovani e di adulti si riunivano e facevano il giro del paese per cantare il canto tradizionale delle uova davanti alle porte di parenti, amici e conoscenti. Le persone in casa aspettavano un po e dopo aprivano la porta e facevano entrare i cantori, li invitavano a bere e donavano loro alcune uova. Queste uova venivano poi usate per la Vėllamia del Lunedģ in Albis.
CLASSE IV-2008-09- CASALVECCHIO
Ed ecco il testo delle "Uova di Pasqua".
E' il canto intonato la notte di Sabato Santo per le vie del paese da gruppi di giovani e meno giovani che andavano porta a porta a chiedere le uova da utilizzare il Lunedģ di Pasquetta per il pranzo collettivo della Vėllamia o della Motrėma. In cambio offrivano le loro canzoni e la loro simpatia. Era un onore, per i paesani, essere visitati da questi gruppi ed era evento raro e infamante che i padroni di casa non aprissero la loro porta; infatti, si sa, per gli arbėresh "la casa č di Dio e dell'ospite".
L'ovė dė Pasquė
1-Boni e bonaserė e bonapasquė
Vė so vėnutė a candą li amici vostrė
Rapitė quisti portė e sti fėnestrė
Fagitėlė trajģ sti amici vostrė
2-Aggė saputė che ojiė č Sabbėtė Sandė
Dumanė matinė jč Pasquė a veramendė
E lovė vi magnatė tuttė quandė
Chi cottė chi arrustutė e a me niendė
3-E candė la sardellė ammiezzė o marė
E candė la canarijė ngoppa li spinė
E candė lu cardillė a la cajolė
Zė javėzė lu patronė e ēė da lovė
4-Mo zė javėzė lu patronė bellė bellė
E pė la stanzė n trovė li chianellė
Zė javėzė la patronė bona salutė
Pigliė lovė e ēė li proijė pė lu gavutė
5-Ji saccė che tu ha misė na juccatė
E tridėcė pucinė ha scuzzėlatė
E tutte tridėcė mo hann fėtatė
E dammė lovė pė fa-nė na frėttatė
6-Ji voglė lovė quandė nu varilė
Che quannė i rumbė jescė na cavėdarė
Vijatė u jallė che lha ngavėlacatė
Mezzė a stradė na botta fortė ēha tėratė
7-Ji voglė lovė da jallina nerė
Quellė chč vėnutė da Lucerė
Ji voglė lovė da jallina tupputė
Quellė che fa lovė indu gavutė
8-E nujė nė vulimmė tanda tandė
E quellė che ēė ditė simmė cundendė
Avastė ca ēė ditė settė o ottė
Pė cundandą sti quattė giuvėnottė
9-E nujė nu fagimmė pė prufittė
E questė je la usanzė dė lommėnė andichė
Si staserė nė trajimmė nd a sta casė
Rumanitė scrianzatė e senza nasė
10-Tu si Frangiskė e ijė so Frangeskė
Tu si lu vinė e ji so lu fiaskė
Tu si fuscellė e ji rėcotta freskė
Tu si Sabbėtė Sandė e ji so Pasquė
11-Ji tenghė na mugliera malamendė
E se stanottė nė regnė nu panarė
Staserė mė rumanė a la dijunė
E mė fa jģ a durmģ a la tandunė
12-E mmenė nė fagennė tanda mossė
E lascė quilli picculė e piglė i rossė
E mmenė nė fagennė tanda provė
Mittė a manė ndu canistrė e dammė lovė
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Traduzione:
Buoni, bonasera e buona Pasqua,
Vi sono venuti a cantare gli amici vostri,
aprite queste porte e queste finestre,
fateli entrare questi amici vostri.
Ho saputo che oggi č sabato santo
domani mattina sarą pasqua certamente
e le uova ve le mangiate tutti quanti,
chi cotte, chi arrostite e a me niente.
Canta la sardella in mezzo al mare,
canta il canarino sulle spine,
canta il cardellino nella gabbia,
si alza il padrone e ci dą le uova.
Mo' si alza il padrone, piano piano,
e per casa non trova le pianelle,
si alza la padrona, buona salute,
e ci dą le uova per il foro della gattaiola
io sņ che tu hai messo a covare una chioccia
e che tredici pulcini sono nati,
e tutt'č tredici ora hanno fatto l'uovo,
e dammi le uova per fare una frittata.
Io voglio un uovo quanto un barile
che quando lo rompi ne esce un paiolo pieno
Beato il gallo che l'ha fecondato
in mezzo alla strada una botta forte gli ha dato.
io voglio l'uovo della gallina bianca,
quella che č venuta da Lucera,
io voglio l'uovo della gallina col tuppo,
quella che fa l'uovo, attraverso il buco della gattaiola.
Noi non ne vogliamo tanti, tanti
ci basta che ce ne diate sette o otto
per accontentare questi quattro giovanotti,.
Noi non lo facciamo per profitto
questa č l'usanza degli uomini antichi
e se stasera ce ne andiamo da qauesta casa
restate screanzati.e senza naso.
tu sei Francesco e io sono Francesca,
Tu sei il vino ed io il fiasco
tu sei la fuscella ed io la ricotta
tu sei sabato santo ed io sono Pasqua.
Io ho una moglie cattiva
e se stasera non riempio il paniere
stasera resto digiuno
e mi fa dormire al buio.
e dai, non fare tante storie,
lascia quelle piccole e quelle grosse,
e daio non fare tante prove,
metti la mano nel canestro e dammi le uova