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Monti al lavoro su una lista unica Dal Vaticano segnali al premier

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    Monti al lavoro su una lista unica
    Dal Vaticano segnali al premier




    ...E vi pareva che, dietro le quinte, a tirare i fili del burattinaio italiano non ci fosse il vaticano?images.jpg
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    ROMA - Impegnato com’è a cercare «una massa critica» e a costruire «una vasta area riformista», Mario Monti ha accolto con «sincera gioia i segnali arrivati da Papa Ratzinger.
    Prima una telefonata alla vigilia di Natale «non prevista dal protocollo».
    «E’ non era mai successo che il santo Padre rivolgesse gli auguri non solo al capo dello Stato, ma anche al premier», sottolinea un consigliere del professore.


    IL RUOLO DELLA CHIESA
    Poi il giorno di Natale a piazza San Pietro, Ratzinger ha rivolto «agli italiani» l’appello a «collaborare per il bene comune» e a «riflettere sulla gerarchia di valori con cui attuare le scelte più importanti».

    Parole che sono state lette a palazzo Chigi come
    «una benedizione alla salita in politica di Monti».

    Un sostegno prezioso, che segue quelli del presidente dei vescovi Angelo Bagnasco e del segretario di Stato Tarcisio Bertone, che fa sperare il professore sull’aiuto delle associazioni cattoliche e del mondo del volontariato.
    Del resto non è un segreto che Oltretevere abbia ormai scaricato Silvio Berlusconi e che a Bersani, «alleato di Vendola», preferisca di gran lunga il cattolico praticante Mario Monti.
    Non a caso qualche giorno fa il Cavaliere, in uno dei suoi ormai numerosi scatti d’ira, ha lanciato un messaggio intimidatorio:

    «La Chiesa si ricordi cosa abbiamo fatto negli anni del nostro governo...».

    Parole bollate da ”Avvenire” come «un promemoria senza garbo ed eleganza».

    Il sostegno delle gerarchie ecclesiastiche ha avuto il suo peso nella decisione di Monti di rompere gli indugi la notte di Natale e di annunciare di stare per «salire in politica».

    Ma ha anche pesato un sondaggio fatto fare il giorno della Vigilia, ventiquattr’ore dopo la conferenza stampa in cui il professore si era reso disponibile a «offrire una guida» al fronte riformista.
    Un sondaggio che dà la lista «Monti per l’Italia» al 20 per cento, otto punti in più di un paio di giorni prima.
    «Il segno che di fronte all’impegno diretto del professore l’opinione pubblica reagisce con interesse», dice uno dei suoi collaboratori. «E quel 20 per cento potrà salire quando sarà più chiara la novità della nuova offerta politica».

    CONTROLLO DI QUALITA’
    Contro i partiti tradizionali.

    Contro la «vecchia politica».

    Tant’è, che una delle parole d’ordine della campagna elettorale sarà il taglio ai costi della politica.

    Ma se sono già chiare le bandiere elettorali e mentre si attendono «adesioni importanti della società civile e la scomposizione dei vecchi poli» (il sogno segreto è un’intesa con Matteo Renzi), resta da definire la formula con la quale andare alle elezioni.

    Monti preferirebbe una lista unica sia alla Camera che al Senato. «Perché solo così è possibile dare un messaggio univoco nel segno della chiarezza, coerenza e compostezza».
    Perché così si supererebbe il problema delle firme per le liste.
    E perché in questo modo il professore potrebbe dire la sua su ogni candidatura, tagliando fuori «gli impresentabili» in base a «un controllo di qualità».
    Ma non è escluso che proprio se si rivelasse impossibile questo controllo, Monti accetti l’idea di Fini, Riccardi, Casini, Montezemolo di andare al voto con più liste. «Anche per non mischiare il vecchio e il nuovo».

    Il nodo verrà sciolto domani in un vertice al massimo livello.

    E in questa occasione verrà affrontata anche la questione del nome. Il premier vuole evitare liste personali, ma alla fine - «per sfruttare il patrimonio di credibilità» - potrebbe accettare di guidare un movimento che avrà come nome
    «Con Monti per l’Italia».

    http://oknotizie.virgilio.it/go.php?us=18f1ca89925b22a9




  • #2
    Monti regala 5 mln di euro di fondi pubblici a fondazione di cui Bagnasco è president

    Monti regala 5 mln di euro di fondi pubblici a fondazione di cui Bagnasco è presidente

    dic 27, 2012
    27 dic – L’approvazione al Senato del maxiemendamento alla Legge di Stabilita’ che prevede, tra l’altro, uno stanziamento di 5 milioni di euro a favore della Fondazione Gaslini di Genova “e’ un primo passo che apprezziamo molto rispetto della funzione che l’ospedale Gaslini ha, non soltanto per la Liguria ma per l’Italia, per molte regioni lontane e oltre, nel Mediterraneo”.
    Lo ha detto il presidente della Fondazione Gaslini, cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova, in occasione dell’inaugurazione della nuova Aula Magna dell’ospedale pediatrico del capoluogo ligure.
    “Veramente – ha concluso il porporato – e’ un gesto piccolo in se’, ma significativo” e “speriamo che, poi, strada facendo, possa ampliarsi“.


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    • #3
      Perché il Vaticano ha bisogno di Monti

      Perché il Vaticano ha bisogno di Monti
      Strategia politica ma non solo: a muovere i sacri palazzi verso il premier uscente sono anche i debiti della sanità cattolica e i problemi del riciclaggio.







      La presenza di Mario Monti alla messa celebrata in San Pietro domenica scorsa, durante la quale il segretario personale del Papa Georg Gaenswein è stato ordinato vescovo, ha suggellato un patto non scritto fra il presidente del Consiglio e la Santa Sede.
      Un accordo che da una parte ha un significato politico, ma allo stesso tempo è anche legato alla crisi e ai problemi di cui sta soffrendo la Chiesa negli ultimi anni, compresi quelli di natura economica.
      Non per caso Monti era accompagnato nell'occasione da Federico Toniato, l'uomo di raccordo con il Vaticano, e poi da due ministri 'cattolicissimi' come Lorenzo Ornaghi e soprattutto Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio che sta giocando un ruolo non indifferente nel tessere la tela del dialogo fra i sacri palazzi e lo stesso Monti.
      E infatti nonostante le tante voci degli ultimi giorni circa i problemi che sarebbero intercorsi fra il premier e settori del mondo cattolico, il leader del polo di centro può contare su un rapporto con il Vaticano solido e concreto.
      Il papa, inoltre, parlando lunedì scorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, aveva chiesto per l'Europa «leader qualificati per compiere scelte difficili», e cioè risanare i conti e avviare politiche di solidarietà.
      E' questa la linea della Santa Sede che vede un'agenda Monti corretta dalla cosiddetta agenda Napolitano, cioè dal'attenzione ai temi sociali a cominciare dall'aumento esponenziale della povertà e della disoccupazione.
      Insomma sul piano politico, in questa fase, Oltretevere hanno le idee abbastanza chiare: si guarda al leader dei centristi e al Quirinale.

      Ma il rapporto con Monti si articola anche attraverso una serie di dossier aperti che toccano direttamente o indirettamente le relazioni fra le due sponde del Tevere.
      Da questo punto di vista la Chiesa ha bisogno dell'autorevole appoggio del premier, anzi lo considera interlocutore autorevole e indispensabile proprio per il suo profilo internazionale visto che i problemi di fronte ai quali si trova oggi il Vaticano hanno spesso un rilievo europeo.
      Nutrita la serie di questioni aperte: i contrasti con la Banca d'Italia e con la Procura di Roma guidata da un cattolico intransigente come Giuseppe Pignatone, il difficile adeguamento dello Ior - la banca vaticana - alla normativa antiriciclaggio internazionale; e ancora il pressing della Ue su temi come l'Imu per le attività commerciali degli enti ecclesiastici, quindi il timore che prima o poi a qualche partito venga in mente di ritoccare il meccanismo dell'otto per mille a sfavore della Chiesa (come del resto chiedono già da tempo i Radicali).
      C'è poi l'enorme capitolo della sanità cattolica che in molte regioni è ormai in grandissima sofferenza.
      I bilanci in rosso degli enti locali, infatti, hanno quasi sempre come conseguenza un ridimensionamento delle convenzioni con la sanità privata.
      In quest'ambito ci sono casi clamorosi e anche scottanti sotto il profilo giudiziario, come quello dell'Idi (Istituto dermopatico dell'Immacolata) di Roma - 800 milioni di buco - dove è emersa una storia di ruberie clamorose in cui è coinvolto l'ex consigliere delegato dell'Istituto, padre Franco Decaminada pure ai vertici della Congregazione dei "Figli dell'immacolata".
      Ancora va considerato il caso del Policlinico Gemelli che soffre di una crisi profonda travolto dal collasso della giunta Polverini e della sanità laziale, lo stesso Bambin Gesù, l'ospedale d'eccellenza del Vaticano a Roma, ha un bilancio passivo.
      Senza contare gli scandali del San Raffaele segnati dal suicidio di Mario Cal, braccio destro di don Verzè, e dal tentativo - fallito - di salvataggio dell'ospedale messo in atto dal Vaticano.
      E poi, da ultimo, la Procura di Roma ha bloccato l'uso dei bancomat italiani Oltretevere, una situazione che sta provocando problemi seri di liquidità.
      Il dossier sanità è stato al centro dei contatti informali fra l'entourage del premier e alti prelati della Segreteria di Stato, così come la prima valutazione in materia di antiriciclaggio da parte degli organismi internazionali - Moneyval a nome del Consiglio d'Europa - sullo Ior e sulla finanza dei sacri palazzi, è stata in parte 'moderata' da una sapiente azione diplomatica italiana.

      Francesco Peloso

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