Piccoli montisti crescono
Mentre prende forma il nuovo contenitore centrista (e rinasce la Dc), un sondaggio traccia l'identikit dell'elettore cattolico e ridimensiona il suo interesse per i temi etici.
Mentre prende forma il nuovo contenitore centrista (e rinasce la Dc), un sondaggio traccia l'identikit dell'elettore cattolico e ridimensiona il suo interesse per i temi etici.


Si è conclusa a Roma l'assise di "Verso la terza repubblica", come previsto col timone diritto verso il grande centro, ma gira e rigira la morale è sempre la stessa: ammettere che Mario Monti è e sarà ancora indispensabile all'Italia «non è un segnale di debolezza, ma un'assunzione di responsabilità.
E se questo lo dice uno che qualche successo lo ha raggiunto nella vita, a maggior ragione dovrebbe riconoscerlo chi vive quotidianamente la politica e ha assistito in questi anni al deterioramento della situazione».
Luca Cordero di Montezemolo dixit.
Dunque l'ex presidente della Fiat scende in campo senza scendere in campo («Non chiedo niente per me»), dicendo che «qualche successo» l'ha ottenuto: peccato che la Fiat, anche sotto la sua guida, abbia perso grandi percentuali di penetrazione sul mercato europeo e che la Ferrari stia per perdere anche questo mondiale di Formula 1.
I cattolici di Todi si accodano, e trovano in lui un'altra guida, oltre che in Monti; il quale però insiste a dire che non ne vuole sapere, forse puntando dritto al Quirinale, ennesimo cattolico che aspira al colle più alto di Roma.
Si accoda anche il ministro Riccardi, che aveva già dichiarato a l'Avvenire che «Il governo Monti non è stato una parentesi.
È stato, ed è, un momento di svolta verso una fase nuova della storia della Repubblica», e pazienza se lui e Monti avrebbero «potuto fare altre cose, magari ne avremmo potute fare alcune con maggiore incisività», e gravare meno - proprio in quanto cattolici - sulle fasce deboli della società.
Dunque tutti insieme a Monti: Italia futura, i cattolici, Fini e Casini, tutti in quel centro che vuole essere l'ago della bilancia della politica, come nei tempi della prima Repubblica (altro che terza).
Ma alla fine, i cattolici per chi voteranno?
Un recente sondaggio commissionato alla Swg dai Cristiano sociali disegna un quadro preciso per quelli del convegno di via Tiburtina.
A cominciare dalla tendenza all'astensionismo, che - secondo il sondaggio, reso pubblico alla vigilia del convegno di "Verso la terza repubblica" - si assesterebbe quasi al 50 per cento (44 contro 42 della media nazionale).
Le priorità per l'elettorato cattolico restano il lavoro e la crescita, seguiti dalla lotta alla corruzione e da una maggiore incisività nel ridurre gli sprechi.
Interessa molto poco, invece, l'argomento "etica", al punto che ben il 66 per cento dei cattolici intervistati giudica male i continui interventi della Chiesa nella politica sui temi eticamente sensibili (aborto, fine vita, diritti delle persone glbt).
Il 33 per cento del campione sarebbe favorevole alla costituzione di un nuovo partito cattolico, mentre al 58 per cento basterebbe il rinnovamento dei partiti attuali.
Diminuirebbe, secondo il sondaggio, il peso dei cattolici in Italia: si arriverebbe, tra praticanti e non praticanti, al 71 per cento, nove punti in meno rispetto al 2006.
Infine l'orientamento di voto: la maggioranza dei partecipanti al sondaggio sarebbe favorevole al centrosinistra, compreso Nichi Vendola, rispetto al centrodestra (48 per cento contro 36), mentre il consenso verso Monti sfiora il 50 per cento.
Una lista guidata dalla agenda Monti e rappresentata da Montezemolo e soci, la Lista per l'Italia, avrebbe il sostegno del 16,2 per cento dei cattolici (meno del 10 sul totale degli elettori), ma pescherebbe proprio dal bacino elettorale di Futuro e libertà, Udc e Pdl.
I sondaggi, si sa, vanno presi con le molle, ma se anni di speculazioni sui contenitori (molto di meno sui contenuti) producessero solo un modesto spostamento di poltrone, i «montisti disperati» (la definizione è di Oscar Giannino) di Todi e di Roma, non lascerebbero esattamente il segno nella storia.
Mentre la Democrazia cristiana è stata rifondata pochi giorni prima: «E' stata la realizzazione di un sogno, far rinascere la Dc dalle sue ceneri come l'Araba Fenice [...] Certo il partito era politicamente morto, anche se i democristiani, dispersi e divisi nella diaspora, sono ancora presenti in quasi tutti i borghi e le contrade d'Italia», ha affermato il neo segretario Gianni Fontana. Montezemolo, Monti e soci lo sapevano?

E se questo lo dice uno che qualche successo lo ha raggiunto nella vita, a maggior ragione dovrebbe riconoscerlo chi vive quotidianamente la politica e ha assistito in questi anni al deterioramento della situazione».
Luca Cordero di Montezemolo dixit.
Dunque l'ex presidente della Fiat scende in campo senza scendere in campo («Non chiedo niente per me»), dicendo che «qualche successo» l'ha ottenuto: peccato che la Fiat, anche sotto la sua guida, abbia perso grandi percentuali di penetrazione sul mercato europeo e che la Ferrari stia per perdere anche questo mondiale di Formula 1.

I cattolici di Todi si accodano, e trovano in lui un'altra guida, oltre che in Monti; il quale però insiste a dire che non ne vuole sapere, forse puntando dritto al Quirinale, ennesimo cattolico che aspira al colle più alto di Roma.

Si accoda anche il ministro Riccardi, che aveva già dichiarato a l'Avvenire che «Il governo Monti non è stato una parentesi.
È stato, ed è, un momento di svolta verso una fase nuova della storia della Repubblica», e pazienza se lui e Monti avrebbero «potuto fare altre cose, magari ne avremmo potute fare alcune con maggiore incisività», e gravare meno - proprio in quanto cattolici - sulle fasce deboli della società.
Dunque tutti insieme a Monti: Italia futura, i cattolici, Fini e Casini, tutti in quel centro che vuole essere l'ago della bilancia della politica, come nei tempi della prima Repubblica (altro che terza).
Ma alla fine, i cattolici per chi voteranno?

Un recente sondaggio commissionato alla Swg dai Cristiano sociali disegna un quadro preciso per quelli del convegno di via Tiburtina.
A cominciare dalla tendenza all'astensionismo, che - secondo il sondaggio, reso pubblico alla vigilia del convegno di "Verso la terza repubblica" - si assesterebbe quasi al 50 per cento (44 contro 42 della media nazionale).
Le priorità per l'elettorato cattolico restano il lavoro e la crescita, seguiti dalla lotta alla corruzione e da una maggiore incisività nel ridurre gli sprechi.

Interessa molto poco, invece, l'argomento "etica", al punto che ben il 66 per cento dei cattolici intervistati giudica male i continui interventi della Chiesa nella politica sui temi eticamente sensibili (aborto, fine vita, diritti delle persone glbt).

Il 33 per cento del campione sarebbe favorevole alla costituzione di un nuovo partito cattolico, mentre al 58 per cento basterebbe il rinnovamento dei partiti attuali.
Diminuirebbe, secondo il sondaggio, il peso dei cattolici in Italia: si arriverebbe, tra praticanti e non praticanti, al 71 per cento, nove punti in meno rispetto al 2006.
Infine l'orientamento di voto: la maggioranza dei partecipanti al sondaggio sarebbe favorevole al centrosinistra, compreso Nichi Vendola, rispetto al centrodestra (48 per cento contro 36), mentre il consenso verso Monti sfiora il 50 per cento.
Una lista guidata dalla agenda Monti e rappresentata da Montezemolo e soci, la Lista per l'Italia, avrebbe il sostegno del 16,2 per cento dei cattolici (meno del 10 sul totale degli elettori), ma pescherebbe proprio dal bacino elettorale di Futuro e libertà, Udc e Pdl.

I sondaggi, si sa, vanno presi con le molle, ma se anni di speculazioni sui contenitori (molto di meno sui contenuti) producessero solo un modesto spostamento di poltrone, i «montisti disperati» (la definizione è di Oscar Giannino) di Todi e di Roma, non lascerebbero esattamente il segno nella storia.

Mentre la Democrazia cristiana è stata rifondata pochi giorni prima: «E' stata la realizzazione di un sogno, far rinascere la Dc dalle sue ceneri come l'Araba Fenice [...] Certo il partito era politicamente morto, anche se i democristiani, dispersi e divisi nella diaspora, sono ancora presenti in quasi tutti i borghi e le contrade d'Italia», ha affermato il neo segretario Gianni Fontana. Montezemolo, Monti e soci lo sapevano?
Alessandro Baoli
http://cronachelaiche.globalist.it/Detail_News_Display?ID=41417